LA COMUNITÀ TRA OMOLOGAZIONE E CAMBIAMENTO. Affidarsi per Fidarsi
Questo convegno nasce come uno spazio per riflettere insieme sull’evoluzione del concetto di addiction e sui cambiamenti intercorsi dai 40 anni di fondazione della Cooperativa e dalla nascita ufficiale della prima comunità. Quei tempi, fortemente caratterizzati per l’impegno politico e il superamento delle pratiche di cura custodialistiche, sono oggi tramontati, come è tramontata l’immagine un po’ romantica dell’eroe negativo che con la tossicodipendenza manifestava la sua protesta contro il “sistema”. Il tossicodipendente era considerato uno “scarto” della società e la funzione della Comunità era quella di accoglierlo; oggi il tossicodipendente è una “conseguenza” della società e la funzione della Comunità è quella di affrancarlo da questa immagine deresponsabilizzante.
La “riduzione del danno” non è sufficiente, bisogna tentare di scollare il sintomo-droga dal “vantaggio” sociale che questo comporta. Se le sostanze sono cambiate, se da eroe negativo è diventato un perdente, se le modalità di assunzione non sono più le stesse, ciò che distingue, allora come oggi, il prendersi cura del tossicodipendente è la speranza della sua liberazione come soggetto.
Le Comunità terapeutiche si trovano oggi a sostenere problematiche complicate che necessitano di percorsi personalizzati e integrati. Oggi si parla sempre più spesso di “poliabuso”, ma in realtà la vera complicazione, che ne determina anche la prognosi, consiste nell’essere “poliproblematici”, ovvero soggetti con problematiche sociali (famiglia, lavoro, relazioni sentimentali, sessualità), mentali (disturbi di personalità borderline, narcisistiche, schizoidi).
Come possono rispondere le Comunità terapeutiche a questi bisogni? Quali percorsi si devono prevedere? Qual è oggi una proposta possibile?