UN APPROCCIO DI GENERE AL TRATTAMENTO DEL DISTURBO DA USO DI OPPIACEI
Nella Relazione annuale al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze in Italia 2023 alcuni indicatori descrivono un’inversione di tendenza rispetto al consumo di sostanze psicotrope nella popolazione femminile. Infatti, il rapporto fra le persone ricoverate è di 1 donna ogni 2,2 uomini così come pure gli accessi al Pronto Soccorso mentre risultano in carico ai SerD poco meno di 18.000 donne contro oltre 105.000 uomini. Pertanto, l’aumento progressivo di incidenza di disturbo da uso di sostanze nel genere femminile, soprattutto durante il periodo fertile, richiede la necessità di sviluppare interventi di prevenzione e di cura che rispondano in maniera strategica ed efficace alle esigenze di questa specifica popolazione anche nella gestione della gravidanza.
È noto che nella popolazione generale un’alta percentuale delle gravidanze non è programmata e pertanto è possibile che l’embrione ed il feto risultino esposti a xenobiotici con la possibilità di determinare effetti avversi sia sulla salute della donna che sul prodotto del concepimento. In Italia l’uso di alcol e/o sostanze psicotrope da parte della madre viene indagato se non limitatamente alla raccolta anamnestica, spesso scarsamente attendibile. Per tale motivo, nella maggioranza dei casi, il consumo di sostanze psicotrope viene intercettato solo in fase tardiva, dopo il parto, per le manifestazioni cliniche di sindrome di astinenza neonatale. Pertanto, nella donna gravida affetta da DUS (disturbo da uso di sostanze), gli interventi terapeutici clinici e sociali, saranno tanto più efficaci quanto più la diagnosi di consumo sarà precoce e quanto più la rete dei Servizi coinvolti sarà integrata e cooperante al fine di ridurre le complicanze sulla salute materna e del neonato.
Nel corso di questo evento formativo verrà trattata la gestione della gravidanza nella donna affetta da DUO (disturbo da uso di oppiacei), in quanto essa richiede un lavoro in équipe che coinvolge settori e professionalità diverse quali tossicologi, psichiatri, psicologi, ginecologi, ostetriche, pediatri/neonatologi, anestesisti, Autorità Giudiziaria, servizi sociali e comunità terapeutiche, approfondendo alcuni degli aspetti peculiari del DUO nella donna al fine di condividere un approccio multidisciplinare utile nella gestione clinica e delle relative complicanze.